Bjorn Kuipers a Milano per la quarta edizione del Premio Campanati

In occasione della consegna del premio Campanti in data 5 ottobre, Bjorn Kuipers ha tenuto una lezione tecnica agli associati meneghini; un’occasione davvero speciale per ascoltare le parole dell’arbitro che ha diretto la finale degli ultimi campionati europei e che il 7 agosto scorso ha ufficialmente concluso la sua carriera sul campo.

Presenti alla serata oltre agli arbitri milanesi diversi componenti nazionali e regionale, tra  cui il presidente del CRA Emilio Ostinelli e il componente nazionale Alberto Zaroli.

La serata è iniziata con saluti da parte del presidente di Milano, del presidente regionale Ostinelli che sottolinea cnehanchq eusta serata sia comunque dedicata a tecnica e formazione.

A seguire anche un veloce ringraziamento da parte di Giorgio Campanati per l’attiva partecipazione e disponibilità dell’Associazione.

Kuipers ha iniziato ad arbitrare grazie a suo padre che gli disse di provare, perché si lamentava sempre degli arbitri.

Da quel giorno sono trascorsi 16 anni e Kuipers ha sicuramente reso fiero suo padre raggiungendo passo dopo passo i suoi obiettivi fino a diventare un arbitro Fifa.

Con il supporto di alcuni contenuti multimediali Kuipers ha voluto condividere quali sono gli elementi e le competenze che, secondo la sua esperienza, gli hanno permesso di diventare l’arbitro che tutti conosciamo. 

Condizione atletica / Posizionamento / Regolamento: come disse suo padre, il calcio è cambiato, non si vedono più arbitri fuori forma; infatti, solo se sarai in forma sarai nel punto giusto al momento giusto.

Collaborazione/ Fiducia: poniti dei limiti e se vuoi vincere preparati, ma ricorda che non potrai farlo da solo. È fondamentale fidarsi ciecamente della propria squadra fino ad arrivare a un’intesa tale da capirsi con poche parole significative. Kuipers precisa inoltre: “non sceglierei mai i miei assistenti come amici, ma non li cambierei mai come assistenti perché sono i migliori in questo ruolo e soprattutto sono sinceri. Se un tuo collega non è a meglio supportalo, se fa un errore diglielo e non avere paura di parlare e nutri sempre la tua passione. La fiducia è il valora più importante, se non me la avessero data non sarei qui, quindi guadagnatevela e concedetela nei confronti della vostra squadra“.

Preparazione mentale/ Comunicazione/ Prendere e vendere decisioni: la preparazione mentale e della gara sono alla base di tutto. Individua fin da subito chi sono i giocatori più carismatici delle squadre e che potrebbero creare scompigli. Kuipers racconta forse l’unico episodio in cui si è sentito condizionato da una sua decisione presa: “2018 Russia, finale dei mondiali, ero vicino al pallone, vedo fallo su Neymar e concedo il rigore, il rigore non c’era il VAR mi ha corretto e quello per i successevi cinque minuti in campo mi ha condizionato, ero sicuro che la mia carriera finisse li, a quei livelli un errore così vuol dire carriera finita, per qualche minuto la mia mente era offuscata fino a quando il mio collega non mi ha urlato nell’orecchio di svegliarmi. Devi essere furbo, prendere tempo se puoi, e se non hai bene visto qualcosa devi fidarti della tua squadra. A fine partita squilla il telefono e risponde Pierluigi Collina, io ero mortificato per il rigore, e quello che lui mi dice è di stare tranquillo e che il VAR era lì per quello, mi disse inoltre di prepararmi per la prossima partita; pensai quindi la mia carriera allora non è finita qui!”

Umiltà/ Osare e avere coraggio: se pensi di essere il migliore scendi dallo scalino, non lo se, ma quando scendi in campo sii forte, imponiti con i giocatori, ma fallo con rispetto, così facendo loro rispetteranno te.  


Kuipers con piacere sottolinea che un piccolo fischietto di plastica lo ha portato a conoscere giocatori e persone fantastiche, “Pierluigi collina mi disse: sii pronto per la partita di domani, preparati e non avere paura di arbitrare una partita”.

Dopo la sua presentazione è stato dedicato uno spazio alle domande da parte dei partecipanti.

D: Qual è stata la tua sensazione quando hai valutato il cartellino giallo per Jorginho (Finale EURO 2020) e poi l’assistente e il VAR si sono attivati al controllo?          
R: La decisione corretta è stata quella di dare il giallo e l’ho sentito da subito, anche se avessi deciso per il rosso il VAR non sarebbe intervenuto, in ogni caso il giallo è stata la decisione giusta.

D: Hai parlato di quanto è importante vendere le proprie decisioni. Riguardo il cartellino giallo dato a Sergio Ramos (Finale Champions League 2014), come hai venduto la decisione a lui in primis e ovviamente a tutti gli altri giocatori?    
R: In quel momento ho sentito dall’auricolare che Sergio Ramos stava arrivando, conoscendo il giocatore, tutti eravamo in allerta. Quell’ammonizione e a quel preciso calciatore è servita a tenere sotto controllo il resto della partita, confermato dal fatto che alla fine dei tempi regolamentari ci sono state solo cinque ammonizioni.

D: C’è mai stato un momento in cui ti sei pentito di aver deciso di fare l’arbitro? E qual è stata l’emozione provata con nel momento dell’ultimo fischio?           
R: Vorrei cominciare dall’ultimo fischio. Quello è stato un bellissimo momento perché è stato il miglior momento per smettere, a quarantotto anni, dopo la finale dell’europeo e dopo molte altre finali dirette. Non ci sono mai stati ripensamenti, non poteva andare meglio. Rispondendo alla seconda domanda, quando ho iniziato a sedici anni, ho avuto tantissime difficoltà ad arbitrare e ho pensato di smettere, prendevo decisioni sbagliate, ma poi mi sono circondato di persone che mi hanno dato la giusta fiducia e mi hanno fatto considerare le cose positive. Ad esempio, alla fine della stagione consideravo le partite andate bene e non solo di quelle andate male, le persone a me vicine  mi hanno supportato e consigliato spunti di miglioramento. La fiducia è stato l’elemento fondamentale.

D: Che cosa farei adesso? Hai già parlato di essere proprietario di una catena di supermercati, seguirai i ragazzi più giovani o cos’altro?             
R: Lo scorso fine settimana ho fatto l’assistente alla partita di mio figlio di dieci anni con un arbitro che ne aveva diciassette. A parte gli scherzi, non ho ancora deciso che cosa farò di preciso, sicuramente seguirò i miei supermercati, ma penso che continuerò a rimanere nel mondo arbitrale per aiutare i giovani nuovi arbitri con passione e suggerimenti.

D: Quanto il Bjorn Kuipers proprietario di supermercato ha aiutato il Bjorn Kuipers arbitro e quanto il Bjorn Kuipers arbitro ha aiutato il Bjorn Kuipers proprietario di supermercati? Ha trovato spunti tra i due ambienti?
R: Tantissimo, tutti gli elementi trattati prima si possono tranquillamente applicare anche al mondo del lavoro, l’unica vera grande differenza è il tempo che puoi impiegare per trovare le soluzioni ai problemi. Al lavoro posso prendermi un’ora, anche un giorno, invece in campo quanto posso prendermi? Tre, quattro secondi al massimo.

D: Come ha fatto a costruire questa sintonia con gli assistenti arbitrali e che consigli si sente di dare a un giovane arbitro che ogni fine settimana cambia gli assistenti?          
R: Ovviamente c’è una grossa differenza tra lavorare con la stessa squadra e cambiarla ad ogni partita; quindi, il consiglio è sicuramente quello di lavorare su sé stessi rispetto a tutti gli elementi di cui abbiamo parlato stasera, tra cui il lavoro di squadra che deve partire da te e deve arrivare ogni domenica. Lavorando così potrai avere la possibilità di arrivare a livello internazionale con la tua squadra. Se avessi dovuto sceglierli come amici non li avrei mai scelto, ma come assistenti sono i migliori, sono complementari, esprimono sempre la loro opinione e questo mi ha aiutato a crescere, dopo tanti anni insieme siamo grandi amici.

Kuipers ha concluso ringraziando tutti i presenti da parte sua e della sua famiglia e augurando una brillante carriera a tutti i partecipanti.